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#LEDONNEBIODELSUD

Terre antiche, nobili sapori

 

Clara, Carla, Laura e la piccola Zoe. Sono le donne di Tenute Pacelli, piccola e promettente azienda di vino a nord della Calabria. Mamma e figlie la gestiscono dal 2010 con passione e dedizione, ognuna con un ruolo ben preciso. Clara, di origini istriane, è l’anima commerciale; Carla e Laura, da Milano, curano la comunicazione e i rapporti con la distribuzione. E poi Francesco, il padre – ex avvocato -, grazie alle cui scelte imprenditoriali l’azienda è cresciuta esponenzialmente. La famiglia Pacelli a oggi produce nove tipologie di vino, ognuna delle quali rappresenta un’anima ben precisa dell’azienda. Il Riesling, fermo (Barone Bianco) o spumantizzato con metodo classico (Zoe), è il prodotto che prende il nome dalla più piccola della famiglia e che meglio racconta le origini di Clara. A lei è dedicato anche il vino che porta il suo nome, La Clara, il nostro orange wine a base di Trebbiano Toscano.
La Barbera e il Magliocco, dalla vigna vecchia e nuova, assemblati per una delle due riserve (Pauciuri), rispecchiano la volontà di Carla di non rinunciare alla storia dell’azienda e di rendere omaggio a chi, per primo, lo zio barone Gaetano La Costa, aveva investito nella viticultura. Così come la bottiglia omaggio Zio Nunù, il primo taglio bordolese alla calabrese. E infine il Magliocco Dolce e il Calabrese (Nero d’Avola) – vinificati separatamente e assemblati nel Tèmeso, affinato in botti grandi di rovere francese e successivamente in Borgognotta, esprimono il desiderio di Laura di puntare sul territorio confidando nelle sue potenzialità organolettiche e commerciali. 

IERI, OGGI, DOMANI 

L’azienda, sita tra le lussureggianti colline a nord di Cosenza, al di sotto del Massiccio del Pollino, era di proprietà dei baroni La Costa, nobili di origini calabresi da cui discendeva la famiglia materna di Francesco Pacelli. La famiglia La Costa sin dal 1700 aveva possedimenti nel Comune di Malvito, compreso l’antico castello di origini normanne, successivamente donato al Comune medesimo che lo ha poi ristrutturato. A partire dai primi anni del Novecento l’Azienda, sita in contrada Rose a pochi chilometri dal Comune, era stata dalla famiglia scelta come residenza agreste e, soltanto dopo, negli Anni 70, il barone Gaetano La Costa decise di piantarvi la vigna scegliendo vitigni italiani – in quanto amante dei vini Chianti e Barbera – quali il Sangiovese, Cannaiolo, Malvasia che costituiscono la parte più antica della vigna con i suoi oltre 40 anni.
Dopo la sua scomparsa, la tenuta è stata ereditata dal nipote Francesco e, da allora, è diventata un piccolo gioiello in espansione, dove nulla viene mai trascurato: dalla raccolta a mano di uve e olive, alla produzione e vendita di ciliegie, dalla nuovissima cantina, dotata di macchinari all’avanguardia, con la vicina sala di degustazione e ristoro, alla preservazione dell’antico casino di caccia settecentesco. Il rispetto del terroir, la coltivazione biologica, l’alta qualità sono i punti cardine, tutti garantiti dalla tecnica del sovescio, dai pochissimi trattamenti all’anno della vigna, dalla filiera produttiva interna all’azienda (siamo per questo associati alla FIVI, Federazione Vignaioli Indipendenti), dal km 0 che garantisce un consumo sostenibile.